Il metodo mistico dell’ascolto esicastico interiore secondo l’insegnamento di padre Seraphim
Traduzione dell’insegnante di yoga Gregorian Bivolaru dopo Jean-Yves Leloup, “Note sull’Esicasmo”.
Preambolo
In molte occasioni ho notato la persistenza e persino l’amplificazione di imbarazzanti illazioni che vengono (per ignoranza) presentate e accettate ingenuamente come un autentico orientamento esicastico. Tra queste c’è lo pseudo-esicasmo promosso dal signor Vasile Andru nelle sue pratiche, chiamate spassosamente “Oratio Mentis”.
Poiché c’è mancata un’informazione autentica sul vero Esicasmo, vi offriamo una testimonianza vivente ed istruttiva, sui suoi metodi, di un giovane che ha visitato il Monte Athos, il quale si dedicò a diverse pratiche sotto la guida diretta di un monaco esicasta – Padre Seraphim. Durante la lettura, gli arguti e gli intuitivi che superano facilmente le barriere dei dogmi, potranno tracciare da soli alcuni paralleli costruttivi tra le pratiche dello yoga e le pratiche autentiche degli esicasmi.
Ci auguriamo che questa toccante testimonianza vi aiuti, sia nella pratica che nella teoria, a distinguere le false parvenze di coloro che definiscono impropriamente “esicasmo” dal VERO ESICASMO. Inoltre, chi desidera avvicinarsi a Dio in modo completo e rapido attraverso le pratiche esoteriche cristiane, potrà avvalersi di questa testimonianza per praticare gradualmente e parallelamente sia lo yoga che l’esicasmo secondo il metodo autentico qui descritto.
Jean-Yves Leloup
Raggiungere Dio qui e ora è al di sopra di tutto, sia nello yoga, sia nella scienza spirituale o nella religione cristiana. Perciò è necessario tenere presente che, se diverse vie conducono alla stessa meta (Dio), l’approccio efficace e saggio di due vie (lo yoga e l’Esicasmo) praticate contemporaneamente (eventualmente aiutandoci su una a progredire sull’altra via) non può che aiutarci ad incontrare Dio più facilmente; in altre parole, a rivelare il Sé divino immortale (Atman) nel nostro stesso essere.
- Introduzione
Quando il giovane filosofo arrivò al Monte Athos, aveva già letto numerosi trattati di spiritualità ortodossa e ne conosceva molto bene alcuni di questi. Del resto, era incuriosito, ma non era ancora completamente convinto. Una liturgia profondamente commovente a cui assistette gli ispirò il desiderio di trascorrere alcuni giorni sul Monte Athos, durante una vacanza in Grecia, per conoscere nuovi dettagli sul mistero della preghiera del cuore e sul metodo di ascolto interiore degli esicasti, anche detti eremiti, persone completamente ritirate dal mondo, alla ricerca di “Isihya” – profonda pace interiore che ci rivela Dio.
Per comprendere meglio quanto segue, vi racconteremo l’incontro di questo giovane filosofo con padre Seraphim, che viveva da solo in un eremo vicino a San Panteleimon, sul Monte Athos. Il giovane filosofo rimase deluso non trovando i monaci del Monte Athos “all’altezza” dei vari libri letti. Nonostante le svariate letture sul metodo segreto dell’obbedienza interiore cristiana e sulla preghiera, non aveva mai realmente pregato né praticato alcuna forma di contemplazione. Il suo più grande desiderio, giunto a destinazione, era un’iniziazione vera e propria, che gli permettesse di comprendere gli insegnamenti attraverso un’esperienza diretta.
Padre Seraphim, in quanto anacoreta esicasta, godeva di una bizzarra reputazione tra i monaci. Alcuni dichiaravano di averlo visto levitare, altri sostenevano che spesso aveva attimi di rabbia, altri ancora lo consideravano un banale contadino isterico, ma nonostante ciò molti lo veneravano come un vero e proprio santo capace di raccontare le storie più sagge e in grado di leggere l’anima delle persone che lo circondavano.
Padre Seraphim
Coloro che arrivavano al cancello dell’eremo dove abitava, sperimentavano la spiacevole sorpresa di essere esaminati nel profondo dell’anima da padre Seraphim: per cinque minuti, li scrutava con una strana, penetrante attenzione, dalla testa ai piedi, senza dire loro una parola. Chi resisteva all’esame avrebbe potuto ascoltare la severa diagnosi della sua radiografia spirituale: “In te, per quanto ho potuto vedere, Lui è sceso fino sotto il mento”. “Per non parlare di te, Lui non è nemmeno entrato.” “Uh! Che miracolo! È incredibile… In te vedo Lui è sceso fino giù alle ginocchia!”
In tutte queste situazioni, padre Seraphim parlava dello Spirito Santo e del livello più o meno profondo in cui Egli tocca la zona della testa, ma non ancora il cuore o l’addome… Il suo criterio per valutare le persone era sempre attraverso la manifestazione dello Spirito Santo nella persona che si poneva di fronte a lui. Secondo il vecchio saggio, l’uomo perfetto (in altre parole trasfigurato interamente dallo Spirito Santo) era solo colui il cui corpo era abitato interamente – dalla testa ai piedi – dalla presenza divina dello Spirito Santo. “Fino ad ora, ho visto il miracolo divino solo in un uomo”, diceva, nominando l’abate Siluan. – Questi era davvero un uomo di Dio, pieno di grandezza e di grande umiltà».
Il giovane filosofo era ben lontano da questo ideale, e nel suo caso lo Spirito Santo si era fermato preccisamente “all’altezza del mento”. Quando chiese a padre Seraphim di parlargli del segreto della preghiera del cuore e dell’ascolto interiore esicastico, il monaco quasi iniziò ad urlare. Tuttavia, il giovane non si arrese e poco più tardi, su sua umile insistenza, padre Seraphim parlò: “Prima di parlarti del mistero della preghiera del cuore, è necessario imparare a raggiungere un ascolto interiore intenso, pieno, profondo, proprio come una montagna”, con un ampio gesto gli mostrò un’alta vetta lì vicino e continuò : “Chiedile, d’ora in avanti, come prega. Poi, quando lo saprai davvero, torna da me”.
[seguirà la seconda parte di questo articolo]